SARDEGNA ARCHEOLOGIA
Olbia una citta’ tutta da scoprire
Fondata dai Punici nel IV secolo, Olbia costituisce un privilegiato “laboratorio” di ricerca per l’archeologia della Sardegna, grazie alla ricchissima quantità di attestazioni monumentali ed agli studi degli scavi archeologici.
Gli operatori della Soprintendenza Archeologica per le Province di Sassari e Nuoro svolgono la loro attività con risultati di straordinaria importanza, quali lo scavo del porto antico condotto da Rubens D’Oriano, che ha portato al rinvenimento di ben 24 relitti di navi romane e medievali.
Esiste anche un museo a cielo aperto nel territorio circostante la città di Olbia.
I più noti sono il pozzo sacro di Sa Testa ed il complesso nuragico di Riu Mulinu o Cabu Abbas. Il primo, visitabile nei pressi del porto industriale della città, costituisce l’esempio di pozzo sacro nuragico meglio conservato dell’ intera Gallura. Si osservano infatti un ampio cortile, grosso modo circolare, delimitato ai lati da una panchina e pavimentato in lastre irregolari di scisto, quindi il vestibolo e la lunga scala, composta da 17 gradini che conducono alla sorgente perenne, e superiormente coperta da una sequenza di architravi monolitici digradanti.
Di straordinaria importanza il ritrovamento di una statuetta votiva in legno di ginepro risalente alla fine della prima metà del VI secolo a. C., di probabile provenienza greco-orientale, e che nel suggerire affascinati rapporti fra Punici e Greci sembra confortare l’ipotesi di un non meglio definibile insediamento greco nel territorio già nel VI secolo a. C.
Non molto distante è il nuraghe di Cabu Abbas o Riu Mulinu, databile attorno all’Età del Bronzo recente (1300-1200 a. C.). Costituito da un grande recinto anulare che circonda la vetta dell’altura, sulla cui sommità è posto il nuraghe monotorre vero e proprio, il complesso si segnala – oltre che per questo inusuale grande recinto – anche per le dimensioni “miniaturistiche” del nuraghe, e pure per il grandioso panorama che vi si gode.
Sempre dell’età nuragica èla nota “tomba di giganti” di Monte ‘e S’Abe, la più grande della Sardegna coi suoi oltre 28 metri di lunghezza. Le tombe di giganti – sepolture collettive in uso dal 1500 al 1100 a. C. circa – sono così chiamate per l’antica credenza popolare dovuta alle loro notevoli dimensioni, come per le pietre che le compongono.
A poca distanza, lungo la strada per Loiri, è visitabile la fattoria romana de S’Imbalconadu (II sec. a. C.), complesso archeologico scavato negli Anni Novanta, costituito da un recinto esterno a pianta quadrangolare ed una corte interna al cui centro èla base di una casa-torre. Durante gli scavi vennero scoperti dei vani per la vinificazione e la panificazione. La casa-torre trova stretti confronti con analoghi edifici di età romana, rinvenuti nella parte meridionale della Penisola Iberica, dalla Betica alla Lusitania.